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| Si legge da Wikipedia:
"Legio XIII, conosciuta come Legio XIII Gemina ("legione gemella") dopo il 31 a.C., è una delle legioni romane storicamente più degne di nota, e fu una delle legioni che furono condotte da Giulio Cesare nelle sue campagne in Gallia e anche nelle successive guerre civili contro la fazione capitanata da Pompeo. È soprattutto la legione che per prima passò il Rubicone il 10 gennaio del 49 a.C. [...] La Legio XIII fu creata da Giulio Cesare nel 57 a.C., in vista della campagna contro le popolazione belgiche, in uno dei suoi primi interventi nei conflitti interni alle popolazioni galliche. Durante le guerre galliche (57 a.C.-51 a.C.) la legione partecipò alla battaglia del Sabis contro i Nervi (appena costituita), all'assedio di Gergovia, e anche se le fonti non la citano, è ragionevole pensare che la XIII Gemina abbia partecipato anche alla battaglia di Alesia. Dopo le campagne in Gallia, prese parte alla guerra civile, segunedo Cesare quando quest'ultimo attraversò il Rubicone dando inizio alla guerra civile contro la fazione degli ottimati. La legione rimase sempre fedele a Cesare durante tutto il conflitto, fino al decisivo scontro di Farsalo nel 48 a.C. La legione fu sciolta e i legionari "pensionati" con la tradizionale assegnazione di terre. La legione fu però richiamata in armi nel 46 a.C. per prendere parte alla battaglia di Tapso e alla successiva Battaglia di Munda nel 45 a.C. Dopo quest'ultima battaglia, Cesare sciolse nuovamente la legione premiandola con l'assegnazione di terre in Italia."
Fatta questa doverosa introduzione, vi chiederete il perché della scelta del nome di un'antica Legione Romana per un "clan" che ruota intorno a una così moderna consolle videoludica come la PS3. Nessun nazionalismo estremo, nessun proclama politico, assoluta estraneità a qualsivoglia ideologia, retropensiero o quant'altro: solo la voglia di creare un gruppo affiatato di amici e compagni di avventura nel gioco, unito e compatto come la più rappresentativa delle legioni Romane, valoroso e rispettoso dell'avversario, attento alle proprie radici e che non vede nell'italianità un disvalore, come molti clan dai roboanti nomi anglosassoni sembrano fare.
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